La materia è il colore - collettiva presso Galleria Zamenhof

Questo progetto editoriale (e la relativa mostra, ndr) si fonda su di una voluta ambiguità.

Si tratta di un´ambiguità che si annida innanzitutto nel titolo e che poi striscia di pagina in pagina, di autore in autore, di quadro in quadro, inoculando di tanto in tanto il suo distillato velenoso. Ma lo scopo di questa sorta di avvelenamento, che con un pizzico di immodestia potremmo definire `ermeneutico´, non è quello di uccidere il fruitore, nè di annichilire le sue facoltà vitali, sensoriali, intellettive, ma al contrario di condurlo in uno stato di percezione leggermente alterato, solleticando quelle facoltà, allo scopo di suggerire una visione leggermente differente, forse `sottilmente´ differente, di quella che comunemente si intende, da più di mezzo secolo, come `Pittura Informale´.

Nel corso dei mesi di preparazione del volume ogni volta che abbiamo parlato del progetto con un artista che si pensava di coinvolgere, al nostro interlocutore il titolo pareva sempre chiarissimo. Se si trattava di un pittore che praticava una pittura astratta fondata sulla forza del colore, costui, ponendo l´accento sul secondo termine del titolo, ovvero `il colore´, traduceva il tutto come se l´oggetto fulcro di attenzione del progetto fosse, appunto, il colore. Come se il titolo significasse: `la materia´, ovvero `l´argomento´ trattato da questo libro `è il colore´. Viceversa se si trattava di un artista che dipingeva quadri spiccatamente `materici´, utilizzando materiali non convenzionali, egli intendeva il titolo come se si dicesse: `la materia viene utilizzata al posto del colore´.

In effetti entrambe le interpretazioni sono accettabili, tant´è che nello scorrere le pagine di questo volume si potranno facilmente individuare esemplari di entrambe le `razze´ di pittori, oltre ad un gruppetto di `ibridi´ che costituiscono a tutti gli effetti una sorta di trait d´union tra i due differenti ceppi principali.

Tanto per essere chiari, appartengono al gruppo dei `coloristi´ puri: Stefano Accorsi, Walter Bernardi, Alberto Besson, Ezio Mazzella, Lyudmila Vasilieva. Quelli che potremmo definire `materici´ puri (che utilizzano materie meno convenzionali) sono invece: Marta Boccone, Anna Maria Bracci, Siberiana Di Cocco, Guido Oggioni, Luigi Profeta, Rosa Spina, Fabrizio Trotta (anche se quest´ultimo appartiene, con opere diverse, a pieno titolo anche al primo gruppo). Per così dire `a metà strada´ si attestano invece: Esa Bianchi, Grazia Borrini, Carlo Ambrogio Crespi, Marie Es-Borrat, Giulio Greco, Maurizio Molteni, Alessandro Rossi, Raffaele Quida.

Il fatto è che dopo l´irruzione sulla scena artistica di `pittori´ come Alberto Burri, Antoni Tapies,

Jean Fautrier e tanti altri protagonisti del cosiddetto `Informale´ il concetto di quadro, di `opera pittorica´ è profondamente cambiato.

Fatta eccezione, infatti, per i cinque che abbiamo definito `coloristi puri´, gli altri quindici artisti qui selezionati si muovono, in un modo o in un altro, sulla scia dei summenzionati Maestri europei, approfondendone temi, materiali, idee. Alcuni sperimentando nuove, inconsuete materie. Altri sviluppando spunti compositivi e perfezionando la perizia esecutiva nell´utilizzo di materiali già entrati nella vulgata informale (tela di sacco, sassi, ferro, ecc.). Ma quale che sia l´approccio, dimenticatevi l´olio su tela. O l´acrilico su tavola. O su carta. Stoffa, legno, gesso, argilla, pietre, intonaco, ferro, carta, vetro, corda, plastica, perline colorate, spezie, liquirizia: sono queste alcune delle “materie” di cui si compongono le opere di questi quindici artisti, riportate su tela, su tavola, o avvoltolate su telai oppure utilizzate per realizzare bassorilievi. È un tripudio di quello che in linguaggio tecnico si definirebbe “tecnica mista”. Anche se poi è talmente preponderante e “significante” la scelta dei materiali utilizzati che è impossibile usare questa generica dicitura convenzionale (“tecnica mista”) senza provare un moto profondo di ribellione e un´esigenza di precisione nella descrizione. Anche perchè la scelta dei materiali è in questo caso termine dialettico essenziale nel processo di creazione. E l´azione dell´artista ci appare maieutica.

Come si diceva sembrano far eccezione Accorsi, Bernardi, Besson, Mazzella e Vasilieva. Ma ad una attenta analisi appare evidente come costoro, in effetti, utilizzino l´olio su tela con tecniche e soluzioni stilistiche tali da trasformare a loro volta il colore in materia inconsueta, spiazzante. Specie se considerati accanto agli altri autori più `materici´. Ed ecco che la giustapposizione dei diversi gruppi di opere e artisti ci rivela un´altra piccola `verità´, una piccolissima verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi e che forse anche per questo non abbiamo mai visto: anche i `colori ad olio´ sono `materia´.

Oltre a ciò possiamo osservare come in tutti gli artisti selezionati prevalga una certa essenzialità, non solo nella scelta dei materiali, e nel rigore del loro utilizzo, ma anche nella composizione e nell´utilizzo del colore. Non è un caso che affiorino così frequentemente disegni essenziali e forme talvolta vagamente archetipiche, che contribuiscono non poco a fare di questi quadri o sculture delle opere “originarie” oltre che “originali e costituiscono poi la base armonica grazie alla quale la materia di cui è fatta l´opera può, per così dire, “cantare”.

Ecco, sì. È questo che fanno questi artisti qui radunati: come antichi sciamani, con opere che sono al tempo stesso totem e piccoli templi e arcani incantesimi, fanno “cantare” la materia. 

Virgilio Patarini

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